5.3.10

Domenico di Guzman. Lettera ad Onorio III sulla crociata anticatara.


Se dobbiamo dar credito a Giuseppe Garibaldi che riporta il testo nel suo romanzo Clelia
( vedi http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/03/clelia-il-governo-dei-preti-un-romanzo.html ), questa terribile lettera di San Domenico, che egli desume da "La Favilla", un periodico di Mantova, era consigliata come lettura ai sacerdoti e fu addirittura inserita nel Breviario Romano approvato dal Concilio di Trento (pagina 498 sez. IV. Notturno II. edizione di Venezia anno 1740).
E' diretta al papa Onorio III e considerata dall'Eroe dei due Mondi "un ritratto ributtante ed orribile" che il santo di Guzman traccia di sè medesimo, soprattutto per la "crudeltà tanto freddamente calcolata da far inorridire". Anche a mio avviso il documento è terrificante, nè i genocidi del XX secolo attenuano l'impressione. (S.L.L.)

Pedro Barraguete Autodafè presieduto da San Domenico di Guzman, Museo del Prado
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Linguadoca, 7 Aprile 1217"Beatissimo Padre.
Con l'aiuto del Signore, io e miei compagni non cesseremo mai dallo sbarbicare dal campo della chiesa, quest'erba velenosa che merita il fuoco, prima in questa vita poi nell'altra.
E per consolare la santità vostra dalle cure gravissime dell'Apostolato le accennerò quel poco di bene che con l'aiuto di Dio abbiamo operato in queste infelici provincie tanto desolate dall'eresia. Affrancati dal duca di Monfort già trentasettemila di questi nemici della religione cattolica stanno a bruciare nelle fiamme dell'inferno, e così diradate le nuvole pare che il sole della retta fede cominci a risplendere in queste contrade. Tieni ben conto lettore di quell'aiuto di Dio ed aiuto del Signore che questi sacrilegi invocano ad ogni momento, facendo complice loro l'Onnipotente e l'infinito!
Il piissimo duca è tanto infervorato dallo zelo cattolico che, dovunque ha sentore si annidino di queste fiere, accorre colle sue truppe e dà loro la caccia. Essi o resistano o fuggano son sempre
raggiunti e puniti. Non si usa pietà ai corpi di gente che non ne usò alle anime fedeli, cui uccise col mortifero veleno dell'errore.
Egli li sottopone prima a tormenti per costringere la loro ostinazione a manifestare gli aderenti. È impossibile immaginare quanto lo spirito satanico s'impossessi di loro, e li renda fermi nella infernale impenitenza. Non si lasciano fuggire un accento dalla sacrilega bocca che il demonio chiude con una mano di ferro(82). Un vecchio, posto alla tortura, e quasi stritolato sotto ad una macina, rideva ed insultava i santi ministri, i quali gli ricordavano l'obbligo della fede.
Un'altra giovinetta di Belial, alla quale i soldati del Duca in punizione di aver alimentato le carni di un eretico strapparono dall'ossa con una tenaglia quelle carni maledette, sorrideva, metteva dentro le mani alle proprie piaghe e diceva di sentirne refrigerio; sicché i soldati a meglio refrigerarla seguirono per un'ora a rinnovarle quella consolazione senza poterla indurre a manifestare, dove fosse l'iniquo, che essa aveva albergato ed alimentato. I poveri soldati sono instancabili nell'opera della fede e la sera dopo la preghiera e dopo innumerevoli meriti acquistati, sono da me benedetti con la papale benedizione che V. S. mi concedette di largire nel suo nome santissimo.
Io crederei, Beatissimo Padre, che a rimunerare in qualche modo la fede ardente del sig. Duca, V. S. dovesse avere la benignità di conferire o a lui, o a suo fratello Don Rodrigo canonico della
cattedrale di Tolosa, la sacra porpora la quale egli si ha già acquistato con le sue escursioni tingendola nel sangue maledetto di quegli sciagurati.

Basta che in questi paesi si senta il suo nome perché gli eretici Albigesi tremino da capo a piedi. Il suo costume è di andare per le corte spacciando in un sol colpo i più arrabbiati. Quanti gliene capitano nelle mani costrìnge a professare la nostra fede con la formola ingiunta da V. S. Se ricusano, li fa battere ben bene mentre che si accende il rogo. Quindi interrogati se si sien pentiti ed ascoltato che no, conchiude: O credi o muori. Li mettono ad ardere a fuoco lento per dare loro tempo di pentirsi, e di meritare l'eterno perdono.
Alcuno di questi miserabili, benché assai raramente, sullo spirare ha dato segni di ritrattazione e di orrore della morte che meritamente subiva; ed io mi consolavo nel Signore osservando quegli atti che potevano essere indizio di pentimento. Quando più essi si dibattevano tanto più noi godevamo nella speranza che quelle brevi pene fruttassero loro il gaudio eterno, dove speriamo di trovarli salvi nel santo paradiso quando al Signore piacerà di chiamarci agli eterni riposi.
Intorno poi agli altri che furono sedotti, e perciò meno rei, non si costuma di condannarli subito ma per esercitare con essi quella carità, che il nostro Salvatore comanda, da principio si risparmia loro la vita ed invece si adoprano alcuni tormenti i quali per quanto siano gravi alla carne sono infinitamente più lievi degli altri riserbati allo spirito nelle fiamme eterne. Si adoprano rotelle, eculei, letti di ferro, stirature, tanaglie ed altre simili mortificazioni del corpo che secondo la legge del nostro Signor G. Cristo dev'essere macerato in terra per averlo glorioso nella vita eterna.
In altra mia mi farò un dovere di rallegrare il cuore della Santità Vostra, con più minuta narrazione di questa opera che il Signore si compiace di fare per nostro mezzo.
Intanto prostrato al sacro piede della S. V. imploro per me e per questi miei collaboratori e compagni, l'apostolica benedizione e mi dichiaro della S. V., Re dei Re e Pastore dei Pastori, l'ultimo dei servi e figli
DOMENICO GUSMAN

1 commento:

Alissende ha detto...

Molto interessante, è ora di riportare certi alla realtà.....e molti di loro furono veramente poco santi

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